Ho ritrovato un mio scritto in forma di diario dei giorni in cui Lello è stato ospite del mio B&B, nella torrida estate del 2003 […] eccomi qua ad avere riesumato dal dimenticatoio queste note, piccoli ritratti di un quotidiano che non so se troverete interessanti. Sono una patita dei diari e soprattutto fino a qualche anno fa ne scrivevo vari, in relazione ai rapporti con le persone […]
Floriana
I giorni di Lello
Agosto 2003, Poggio Berni, B&B “La Lavanda”
di Floriana Raggi
Mercoledì 6 agosto
Verso il tardo pomeriggio chiama Raffaello Baldini per annunciare il suo arrivo domani sera, in tarda serata. È tutto proteso a scusarsi, timoroso di disturbare. Parla del viaggiare, di come si viaggia “c’è chi va a Copenaghen solo con lo spazzolino da denti… io ho preparato tre valigie… mia figlia ha detto che ho fatto bene, è caldo, si suda, ed è opportuno che abbia molte polo di ricambio”. Partirà da Milano con il fresco, dopo le 19. Lo rassicuro sul fatto che mi troverà, non vado mai a dormire prima della mezzanotte. “Trovo il cancello aperto, vero?”
Giovedì 7
Arriva verso le 23.30 “dunque non ho sbagliato casa!” All’entrata commenta con stupore il fresco e la bellezza dell’appartamento, si meraviglia della spaziosità, soprattutto della spaziosità del bagno. Preferisce gli asciugamani di spugna, gli offro da bere, ringrazia con gratitudine e mi parla del clima torrido di Milano, di come alla partenza era arroventata l’auto.
Siamo seduti da poco con i bicchieri in mano quando arrivano Giovanna Gazzoni e Paolo Foschi, è molto contento di vederli. Loro sono il tramite della sua sistemazione qui, ne ripercorriamo le tappe. Lello non vuole aiuto per scaricare le valigie dalla macchina, fa da solo. Gli spiego il meccanismo del cancello automatico, le varie chiavi, sistemo la sedia a sdraio sotto l’acero, così domani mattina la trova pronta. Mi augura la buona notte con una sollecitazione: “vada vada, se lei domattina deve lavorare è tardi!”
Venerdì 8
Verso le 18 dalla finestra vedo Lello in giardino, seduto nella sdraio, legge un libro di un certo spessore edito da Einaudi. Ogni tanto interrompe la lettura e se ne sta assorto, la testa appoggiata allo schienale, in relax, sembra assaporare il silenzio. Scendo per ritirare i panni che ho steso, lo saluto e sento che gli fa piacere parlare. Mi fermo prima in piedi, poi mi siedo nell’altra sdraio. Intorno c’è una bella luce. Abita in una zona verde di Milano, ormai da tanti anni la sua casa è a Milano. Mi parla di un conoscente che aveva una officina a Sesto e che si è ritirato a Trebbio per fare l’agricoltore. I figli lavorano in tipografie, stampano… esprime meraviglia per una scelta così radicale. Il discorso scorre spontaneo, fluisce e quando arriva il suono delle campane – qui a Poggio suonate ancora a mano – mi parla del campanaro di quando lui era piccolo, di come “dava il LA” per fare “il doppio”. Lui amava andare nella cella campanaria per sentire meglio, ma si assordava… Esprime critiche al campanone di Santarcangelo che ora suona troppi rintocchi, altre critiche sono rivolte alla costruzione del campanile della Collegiata, chiesa che teneva unite più comunità parrocchiali, “voluto da un monsignore… che è una carica che la Chiesa dà solo per vanità, di fatto non significa niente!”
Ci accorgiamo di avere fatto un po’ tardi, oltre le 19 “il tempo è passato veloce chiacchierando piacevolmente”. Dopo la sua partenza scendo per verificare se c’è da pulire e spolverare, e non posso non notare i libri che ha sul comodino: due volumi di Giovanni Pascoli, vecchie edizioni Mondadori e “Underworld” di Don DeLillo ed. Einaudi.
Sul tavolino ci sono: Richard Strauss, note di passaggio, riflessioni e ricordi ed. EDT; di Georges Radet “Alessandro il grande” ed. BUR; di Giuseppe Prezzolini “saper leggere” ed. Studio Tesi
Lunedì 11
Ieri pomeriggio, dalle 18 alle 19.30, la presenza nel B&B di Ennio Cavalli che ha intervistato Lello per Radio Uno. Prima che Cavalli arrivasse Lello diceva “non so cosa dire… è già stato detto tutto…” dopo l’intervista però l’ho sentito contento. Si preparava per andare a cena dalla figlia per festeggiare il compleanno di una nipotina, non sapeva se sarebbe venuto a Villa Torlonia per il Processo alla cucina romagnola. Prima della partenza ci siamo scambiati indicazioni tecniche per il cancello, che non si chiudeva e riapriva più automaticamente. La mia paura è quella che dopo l’apertura del cancello Lello metta troppo tempo per uscire con l’auto… e rischi di restare intrappolato. Viene da proteggerlo, ma lo sento caparbio e desideroso di affermare la sua autonomia. Appare contento di parlare con me, anche se io ho sempre un po’ paura di disturbarlo, specie quando lo vedo seduto nella sdraio semplicemente a guardare il panorama, assorto… “mi piace molto qui”. Il caldo afoso riduce il tempo dello stare fuori, la casa offre un buon rifugio, difatti l’intervista è avvenuta all’interno.
Martedì 12
Ieri Lello è uscito in giardino verso le 19, con questo clima torrido ha preferito il fresco del B&B, così la conversazione è stata breve, solo un saluto prima che io andassi a fare benzina. Il tempo comunque perché lui mi chiedesse di Villa Torlonia: “come è stata la serata? perché io ho fatto le 22.30 da mia figlia poi sono venuto su e sono stato un’oretta qui, a godermi il panorama… c’era una luna! Poi quelle luci lassù a Torriana? Cosa sono quelle luci lassù in cima?” L’ho rassicurato sul fatto che non ha perso granché, che gli interventi di accusa e difesa sono stati piuttosto noiosi… io mi sono rianimata quando ha parlato Piero Meldini. Al che lui ha commentato dicendo che un po’ lo conosce, lo stima, ha letto qualcuno dei suoi libri.
Venerdì 15
mattina: il poeta dorme, ieri sera è tornato tutto agitato dicendo che ne aveva combinata una… molto contrariato con se stesso, aria stanca, bisognoso di riposarsi prima di andare a cena dalla figlia. Ho pertanto provveduto velocemente a mettere i lenzuoli nel letto e ho lasciato a metà la pulizia dei pavimenti. Mai visto così agitato e stanco, tutto il contrario della sera del 13, in occasione de l’Ora delle Fate qui al nostro Teatro Aperto. Lello era in gran forma e bene è venuto nelle foto che Venanzio mi ha inviato. Seduto tra me e Paolo su cuscini portati da casa, la schiena appoggiata al gradino dietro, ha prestato un ascolto attento, gradito l’esecuzione dei brani musicali. E ha molto gradito tutto il contesto, dallo scenario del cielo dove brillava la congiunzione Luna Marte, alla riviera luccicante illuminata da fuochi artificiali che a tratti si accendevano in più punti. Tra il pubblico erano presenti autorità della Provincia e del Comune; a fine spettacolo alcuni di loro si sono trasferiti qui a casa, più precisamente in giardino. La motivazione principale era verificare la presenza di un vento che a sera si leva dal Marecchia e che lambisce il lato sud della casa e in particolare il giardino! così il Sindaco e l’Assessore alla cultura di Poggio Berni, Paolo, Assessore alla cultura di Santarcangelo, Giovanna, Venanzio e io ci siamo intrattenuti piacevolmente, al buio, di fronte a San Marino e Verucchio, con Lello che tesseva le lodi della sdraio basculante dove se ne stava comodamente seduto.
Rimasti poi Paolo, Giovanna, Venanzio e io il poeta ha disquisito sulla scrittura del dialetto, del nostro dialetto, per il quale in sostanza sostiene che la codifica sia inutile… “è stata tentata, ma non viene usata neppure da chi l’ha fatta”. Nel merito non so riportare quanto ha detto: un discorso complesso sulle doppie, e sulle vocali strette o aperte. Era lucidissimo e meticolosamente preciso!
A ora di pranzo mi chiama per darmi il “buon ferragosto” e mi dice che anche la figlia mi aveva telefonato ma che il numero risultava inesistente… fa uscire dalla tasca un foglietto dove sono segnati vari numeri di telefono e in realtà il mio è trascritto sbagliato. Lo faccio salire sul terrazzo, ci sediamo e gli scrivo quello giusto. Chiedo “cosa è successo ieri” e mi descrive una situazione di varie telefonate ad amici e conoscenti, fatte da una cabina pubblica esposta al sole, caldissima. Si è sentito male e all’uscita si è accorto di essere sudatissimo e dunque è rientrato nel B&B per lavarsi e cambiarsi. Contrariamente all’invito della figlia a fare le telefonate da casa sua, ha preferito usare la scheda telefonica… “poi Silvia mi ha rimproverato”. Gli dico che ormai è uno dei pochi italiani a non avere il cellulare (sembra che siamo 9 su 10), mi risponde “ci sto pensando”.
Giovedì 21
Finalmente ieri sera, dopo l’innaffiatura, sono riuscita a parlare un po’ con Lello sedendomi accanto a lui. Argomento principale il possibile archivio della poesia a Santarcangelo che lui vedrebbe come raccolta totale, in italiano e dialetto, e a livello regionale. “Bisognerebbe che fosse una cosa seria, con un Comitato Scientifico che valuti… come c’è a Pavia, dove a occuparsene è stata Maria Corti”.
Dice che occorrerebbe raccogliere tutto il materiale di Quondamatteo, poi nomina Walter Galli di Cesena, morto un anno fa, per i cui scritti bisognerebbe contattare la moglie, persona gentile e squisita. Tra i riminesi cita Rosita Copioli, che conosce, e poi “certo, tra i santarcangiolesi si sta facendo avanti Annalisa Teodorani, che apprezzo molto”. Gli parlo di un signore bergamasco che vorrebbe contattarlo, è stato ospite del B&B durante il periodo del festival, venuto apposta per vedere “In fondo a destra” messo in scena da Silvio Castiglioni. “Se mi vuole contattare non ci sono problemi… sono sull’elenco telefonico”.
Sabato 23
Rientro a casa per ascoltare l’intervista di Lello a Radio Uno, in realtà arrivo che è già iniziata. Ennio Cavalli osserva che in dialetto non c’è “ti amo” ma “at voi bèn”… sì, dice Lello, “amore mio”, “tesoro” non ci sono ma ricordo una nonna siciliana che chiamava il nipotino “fiato del mio cuore” (lo dice in italiano) e questa espressione è molto… efficace”. Poi si parla del borgo, del paese, “il paese contiene il vicinato, si stava seduti sul portone, in strada… il paese è non essere soli”. Ennio chiede se Intercity è il treno della morte… “si va verso un gran forse, un luogo che nessuno ha visto e che si desidera vedere, si va verso l’ignoto”…
A sera rientro intorno alle 19 e lo trovo posizionato nella sdraio basculante in contemplazione del paesaggio “è circoscritto, più domestico, non lo scenario di Torriana, ma ha una sua particolarità piacevole”. Ripete ancora una volta che qui sta bene, al che gli dico che potrà tornare, “Sai che ci avevo pensato?”
Il tempo scorre veloce, io devo raggiungere mia mamma e lui Silvia e le nipotine.
Martedì 26
Pensando alla cena di pesce di ieri sera che ho organizzato qui con alcuni amici, Lello si fa una specie di autocritica “mi sa che ho esagerato nel parlare” dunque pensa di avere contraddetto il suo obbiettivo principe, che è la misura!
Mercoledì 3 settembre
Siamo giunti alla partenza, lo saluto qui nella mia abitazione e gli mostro la prima edizione de “E’ solitèri” ed. Galeati, si stupisce che io la possieda. Ci abbracciamo e salutiamo commossi, poi dopo una ventina di minuti lo vedo ritornare. Oddio cosa è successo? Dimenticato qualcosa? “Anche te non sei mica tanto per la quale…” era partito con le chiavi del B&B e io non me ne ero accorta! Meno male che se ne è accorto lui, ed era quasi giunto all’imbocco dell’autostrada!
Mi telefona qualche giorno dopo da Milano ricordando già con una certa nostalgia il mio angolo di mondo e le persone che ha incontrato qui.
Ritornerà nel B&B ai primi di aprile 2004 per la presentazione de La Fondazione a Riccione, al Teatro del Mare, in quella lettura memorabile.
Floriana Raggi